E’ cominciato tutto da lei, Greta Thunberg, la bionda ragazzina svedese di sedici anni che dal palco della Cop 24 ha cercato di smuovere le coscienze dei leader mondiali ad affrontare seriamente, e senza calcoli elettorali, quello che è il problema più grande che l’umanità abbia mai dovuto affrontare da quando il primo primate sceso dagli alberi per diventare un essere umano ad oggi: i cambiamenti climatici.
Sul fatto che il suo appassionato intervento – che pure ha fatto il giro del mondo – sia davvero riuscito a muovere le coscienze dei capi di Stato, abbiamo qualche dubbio. Ma di sicuro Greta è riuscita a sensibilizzare migliaia, milioni di giovani e giovanissimi che hanno compreso come la questione climatica sia determinante per il futuro della terra. Soprattutto le ragazze ed i ragazzi hanno capito che, se non si mobiliteranno loro, nessuno lo farà al loro posto. E’ una questione, questa dei cambiamenti del clima, che investe tutto il nostro essere: dai nostri personalissimi comportamenti quotidiani all’organizzazione della società in cui viviamo. E se è vero che, soprattutto le generazioni più giovani, sono consapevoli della necessità di effettuare la raccolta differenziata, risparmiare l’acqua, consumare meno, riciclare di più, e, in poche parole, di adottare uno stile di vita più sostenibile, è anche vero che continuiamo a vivere sotto una economia ancora basata sul fossile e sul consumo sfrenato.
Per questo, uno degli slogan preferiti dai ragazzi di tutto il mondo che si stanno mobilitando per chiedere alla politica di porre un freno a questa economia che ha trasformato in merce anche le catastrofi climatiche, è Non abbiamo un pianeta di riserva. O si cambia strada, o tutta l’umanità precipiterà in un baratro climatico di cui nessuno può prevedere completamente le conseguenze.
Va sottolineato, che la protesta degli studenti per il clima, proprio in virtù della sua spontaneità, ha in qualche modo spiazzato le grandi associazioni ambientaliste che si sono viste, per così dire, “superate a sinistra” e si sono trovate a rincorrere una mobilitazione che non hanno organizzato loro. Un segnale che riteniamo positivo, perché la questione climatica, proprio per la sua complessità e varietà, non si presta ad essere rinchiusa in contenitori stagni ed investe tutti i cittadini di questo pianeta che chiamiamo Terra.
La protesta è una protesta del nostro tempo e, come è lecito aspettarsi, prima ancora che per le strade, corre sui social; Facebook, Twitter, WhatsUp, Linkedin, Instagram… La mobilitazione viene taggata con gli hashtag #FridaysForFuture, #ClimateStrike, #SchoolStrike4Climate, #SystemChangeNotClimateChange. In italia il tag più usato è #SiamoAncoraInTempo. A mobilitarsi e ad invadere la piazze delle principali città italiane, saranno gli studenti delle superiori.
Il primo appuntamento sarà venerdì 15 marzo, perché è ogni venerdì che l’imperterrita Greta va a sedersi davanti al parlamento svedese con il suo cartello di protesta in mano. Il luogo: tutto il mondo perché nessun luogo del mondo può dirsi sicuro dai cambiamento del clima.
Ecco, di seguito, le istruzioni diffuse nella rete per aderire al Venerdì per il Clima #climatestrike
Cosa devi fare per prepararti:
-cerca la pagina Fridays for future locale più vicina a dove abiti, metti il like e unisciti alle iniziative
– invita e condividi questo evento con i tuoi amici, nel gruppo della scuola e della tua città
– Diffondi la voce
Sii tu stesso il cambiamento che vuoi portare nel mondo 🌎 #fridaysforfuture
Queste le pagine Facebook più seguite:
Climate Strike! Giornata mondiale di sciopero per il clima!
Tra coloro che sostengono la mobilitazione, anche il meteorologo Luca Mercalli che ha diffuso questo appello