A Calolzio sull’Adda, in provincia di Lecco, la giunta leghista ha deciso di tagliare 210 alberi del parco Adda Nord . E il motivo è… la sicurezza! Normale intervento di gestione del patrimonio forestale, secondo la maggioranza, che sottolinia come tra queste piante non ci siano alberi di pregio. Un atto di vandalismo secondo l’opposizione che si chiede: “Da quando il taglio piante è sinonimo di sicurezza?”
Ma è questa la Lega: gretta e rozza che nasconde dietro una foglia di fico la sua grossa mole ignorante. E come tutti gli stolti guarda il dito invece della luna. La vecchia e “cara” piccola borghesia imprenditoriale esprime il meglio di se quando c’è da usare l’ascia piuttosto che la Cultura. Infatti, a corto di strumenti culturali che la avvicinerebbe alla specie Homo sapiens preferisce la grettitudine, andare per le spicce e rimanere sorda e cieca di fronte ai grandi temi che pongono le nuove dinamiche sociali, a partire dai cambiamenti climatici e le aspettative giovanili.
Certo, non è detto che tutti debbano avere a cuore la Cura del Pianeta. Da questo punto di vista la Lega è campione in fatto di disastri e consumo di suolo, il Veneto di Zaia ha il triste primato davanti alla Lombardia di Fontana. Ci vuole un pensiero forte per sostenere lo sguardo che vada oltre il proprio orticello coltivato a liberismo da lacci e lacciuoli, fertilizzato con razzismo e specismo di ogni genere. Ma in fatto di pensiero, essa, la Lega tende ad usare la ruspa, perciò fedele a questo motto il sindaco del paese di Calolzio intende nascondere le vergogne locali dietro un ammasso di piante e arbusti tagliati, colpevoli secondo il “nostro” di favorire e celare traffici illeciti di ogni tipo.
Dal punto di vista politico non c’è molto da aggiungere, da quello simbolico l’abbattimento delle piante parlerebbe di loro e del loro mondo più di quanto possa fare Salvini &C, ora impegnati peraltro a farsi assegnare i denari del recovery fund: Si elimina il cane per uccidere il parassita, allo stesso modo si tagliano 210 piante per eliminare lo spaccio. Proibizionismo e specismo sono in questo caso le patologie in questione. Sono il pensiero debole, la malattia, la sclerosi e non la cura. Tagliando rami e arbusti si pensa da stolti di sottrarre ossigeno al mercato della droga, quando invece lo smercio si alimenta con la logica mercantile della offerta e della domanda e, quanto più sarà illegale e proibito, tanto più crescerà il sistema malavitoso della produzione e del consumo. Quanto più viene marginalizzato e dirottato nel “ghetto”, tanto più si crea il “bisogno” e la domanda. Da questo punto di vista ricorda molto da vicino la vicenda del vaccino Astra-zeneca : prima ritirato repentinamente dalla produzione poi riammesso prontamente attraverso un marketing forzato a tinte fosche colorando di “noir” il mercanteggiamento del farmaco, ricreando così una “aspettativa del bisogno”. In secondo ordine “Padroni a casa nostra” è lo slogan patriarcale con il quale il leghismo si sente legittimato a disporre e ridisegnare il territorio a propria immagine e somiglianza. E’ la trasposizione in chiave settentrional-borghese di “Cosa Nostra”. E’ fare spazio alla “fabbrichetta” a discapito del Vivente, attuandolo strategicamente, con metodo, sollevando ogni ostacolo, ciecamente in assoluto dispregio del Territorio, anche quando e qualora fosse assunto come principio di presunto equilibrio fra lavoro e natura. Dovessero rimuovere quelle 210 piante l’unica cosa che otterrebbero sarebbe un ulteriore accanimento in direzione del Climate Change.