L’Italia urbana si trova davanti a una prova severa: la crisi climatica non è più un rischio remoto, ma una serie di eventi estremi che colpiscono le città ogni anno con crescente frequenza e violenza. A scattare questa fotografia impietosa è il nuovo Rapporto “Città Clima” di Legambiente – Osservatorio Città Clima, realizzato con la collaborazione del Gruppo Unipol e presentato nell’ultimo autunno del 2025.
Ondata di eventi estremi: non siamo preparati
Dal 2015 a settembre 2025, nei 136 comuni italiani con più di 50 000 abitanti – che ospitano 18,6 milioni di persone, pari al 31,5 % della popolazione nazionale – si sono contati 811 eventi meteo estremi.
Tra questi fenomeni:
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371 allagamenti da piogge intense;
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167 raffiche di vento e trombe d’aria;
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60 esondazioni fluviali.
Questi eventi, oltre a mettere a rischio vite e comunità, hanno causato 55 danni significativi alle infrastrutture, con impatti pesanti su trasporti e servizi urbani.
Il 2025 da solo ha visto 97 eventi estremi tra gennaio e settembre, con un incremento costante anno dopo anno.
Governance e resilienza: troppo poco e troppo tardi
Nonostante il crescente numero di alluvioni, trombe d’aria e altri impatti climatici, il rapporto denuncia una grave carenza di strategie di adattamento. Solo il 39,7 % dei Comuni analizzati ha adottato un piano o una politica strutturata per adattarsi ai cambiamenti climatici.
La fotografia è allarmante: città grandi e medie faticano a tradurre in pratica piani di resilienza, lasciando ampi settori di popolazione vulnerabili alle ondate di calore, alle piogge intense e alle esondazioni che oggi sono sempre più frequenti e violente.
La sofferenza delle città italiane
I dati del rapporto sottolineano come il fenomeno non sia un’eccezione regionale, ma un’urgenza nazionale:
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Roma detiene il triste primato tra le grandi città con 93 eventi estremi registrati dal 2015.
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Tra le città di medie dimensioni spiccano Bari (33 eventi), Bologna (18), Firenze (14) e Catania (13).
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La situazione è grave anche al Sud: Napoli, pur pesantemente colpita, è tra le grandi città priva di piano di adattamento climatico.
Un quadro allarmante in vista delle decisioni politiche
Per Legambiente, i numeri non possono più essere ignorati. Il rapporto è stato diffuso in vista della COP30 sul clima in Brasile e del Climate Pride nazionale, appuntamenti internazionali che chiedono un salto di qualità nelle politiche climatiche.
Secondo l’associazione ambientalista, la risposta istituzionale italiana rimane inadeguata: non bastano gli annunci, servono piani concreti, risorse economiche dedicate e una legge contro il consumo di suolo. Solo così si potrà dotare città e territori di maggiore resilienza, affrontando non solo la mitigazione delle emissioni, ma anche l’adattamento ai cambiamenti climatici già in atto.
Un monito per chi amministra
Il Rapporto Città Clima non è solo una fotografia, ma un campanello d’allarme per amministratori locali, decisori politici e cittadini. Mentre gli eventi climatici estremi continuano a ripetersi, è sempre più urgente progettare città che sappiano resistere a ondate di calore, alluvioni e tempeste – non solo reagire alle emergenze, ma prevenire, pianificare, proteggere. Il tempo delle parole è finito: ora servono azioni all’altezza della crisi climatica.
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L’immagine di copertina è stata creata con l’AI
EcoMagazine Osservatorio sui conflitti ambientali