di Italo Madia – “Quel senso di vomito…” Così ha esordito qualcuno ieri a Arzignano riferendosi al “benvenuto” che ti da la cittadina con la sua aria puzzolente grazie al comparto della chimica e delle concerie presenti in valle. Vorrebbero l’inceneritore per nascondere i fanghi e le risulte mefitiche di lavorazione vecchie e nuove, della Miteni e di chi ne fa tutt’ora uso, per bruciare i filtri pregni di Pfas posti alle bocche delle condotte idriche. Altro denaro nelle tasche degli inquinatori seriali che pensano a creare altri comitati d’affari speculando sulla situazione sanitaria grave e immobilizzata da un governo regionale assolutamente in linea con il business (vedi Zaia e suo ruolo di manager dentro lo scalo merci a Venezia).
Se l’aria è mefitica, l’acqua è pestifera, imbevibile, contaminata da Pfas, mercurio e metalli pesanti. Il fiume del Fratta Gorzone ne stà facendo le spese da decenni e ha contaminato tutto il ciclo biologico alimentare. La salute pubblica è costantemente minacciata dalla inerzia delle direttive politiche governative: fuori dalla zona rossa fare gli screening alla popolazione è vietato. Le specifiche ricerche sulla dannosità dei micidiali polimeri non vengono certamente dalle istituzioni preposte, semmai da studi e organismi indipendenti, autonomi. Cillsa Cillsa è uno di questi, e promotore della giornata di Ieri che ha visto la partecipazione di numerosi comitati
NO Pfas di tutto il territorio regionale aderenti alla piattaforma PFASLAND. Nel concreto dal Comitato 0 Pfas PD (carovana di Rise UP) è partita la proposta di una staffetta che vada a collegare la Miteni al Fratta Gorzone, simbolo di quella minaccia ambientale che continua a provocare quel senso di vomito
