Doveva essere una piccola società creata per gestire la raccolta differenziata dei rifiuti nell’estense e operare nel campo delle energie rinnovabili. Oggi è un gigante che si sta espandendo anche sul settore dei CSS. Un mese fa la abbiamo trovata negli affari romani ( con la Bioman di Mirano, in cui l’ing. Angelo Mandato ha un pacchetto azionario, balzata agli onori delle cronache per le consulenze della assessora 5 stelle di Roma Muraro e successive acquisizioni di appalti come quello del 2013 che per 21 milioni di euro si aggiudica il trasporto e il recupero di rifiuti romani arrivati anche ad Este sino allo scorso agosto). Oggi fa il bis con Fusina. Ritroviamo l’Ati (associazione temporanea di imprese) Bioman- Sesa che sta per acquistare le quote detenute da Veritas in Ecoprogetto Venezia s.r.l., la società che gestisce gli impianti di Fusina per il trattamento del rifiuto secco residuo in CSS (combustibile da rifiuti) che poi viene bruciato nella centrale termoelettrica di Fusina o spedito verso altri bruciatori, come potrebbe essere il cementificio di Monselice.
La storia
Tutto nasce dalla famosa “razionalizzazione” delle società partecipate imposta dal Governo Renzi per adeguarsi alla quale Veritas , la multiutility che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti e il servizio idrico nel veneziano, avvia la procedura per individuare i soggetti intenzionati all’acquisizione del 40% delle quote di Ecoprogetto, corrispondente a 22 milioni di euro.
Dalla selezione risulta aggiudicata l’offerta presentata dalla ATI Bioman-SESA, che oltre all’acquisto delle quote presenta un progetto col quale si propone lo “sviluppo strategico e operativo di Ecoprogetto”, che tradotto in parole più semplici significa bruciare il rifiuto secco attraverso un impianto di valorizzazione energetica dei rifiuti trattati ovvero un nuovo termovalorizzatore nella zona di Fusina o il potenziamento di uno di quelli esistenti come il famigerato SG-31.
La Proposta nel dettaglio
Nell’offerta di acquisto delle quote di Ecoprogetto si parla di know- how tecnologico per un nuovo impianto di termovalorizzazione utilizzando l’SG31 ( l’inceneritore del Petrolchimico) o altro. Ecoprogetto oggi gestisce, attraverso due linee produttive, la frazione secca residua dei rifiuti in CSS che utilizza per produrre energia e per alimentare termovalorizzatori ( vale a dire inceneritori) e cementifici.
Il CSS prodotto nel polo integrato di Fusina avviene nella centrale Enel Produzione SPA che lo utilizza in combustione col carbone.
Il timore di associazioni e cittadini che si stanno mobilitando con un mail bombing è che ora Bioman- Sesa riattivi l’impianto SG31 o che, addirittura, riapra la centrale di Fusina. Con un termovalorizzatore tutto suo Ecoprogetto potrebbe bruciare la quota di CSS ora destinata alla centrale Enel di Fusina nonché quella spedita all’estero, e grazie al decreto Sblocca Italia varato dal Governo, questo impianto potrebbe essere inserito tra quelli strategici cioè tra quelli che possono bruciare rifiuti provenienti da tutta Italia.
Qualche riflessione su Sesa
La nostra società di servizi ambientali che da sempre si vanta in pubblico di produrre energie rinnovabili ora getta definitivamente la maschera
dichiarandosi pronta a riattivare l’SG31 di Marghera se non anche l’inceneritore di Fusina e nel contempo produrre CSS da vendere agli inceneritori ed alle cementerie tra cui ovviamente quella di Monselice.
Ci chiediamo inoltre quale sia il vero volto o il gioco del PD. Quello che a Monselice si oppone all’uso del CSS in cementeria o quello che in Provincia di Padova tiene all’oscuro i cittadini e approva le richieste dei cementieri? O addirittura quello che siede e presiede il CdA Sesa dove sostiene l’affare dell’incenerimento del CSS negli inceneritori e nei cementifici?
Ricordiamo che le emissioni dei termovalorizzatori (anche i più evoluti) contengono sostanze come particolato fine e ultrafine, diossine, furani, acido cloridrico, ossidi di azoto e di zolfo, idrocarburi, metalli pesanti causa di tumori e altre gravi patologie a carico di numerosi organi.
Le nostre richieste: no agli inceneritori, si a rifiuti zero
Chiediamo all’amministrazione comunale di Este, che detiene il pacchetto azionario di maggioranza della società:
di prendere le distanze da questa politica industriale
di indire una seduta di consiglio comunale per illustrare alla città tutte le scelte industriali fatte da Sesa.
La direttiva 2008/98/CE del Parlamento e del Consiglio europeo in materia di rifiuti ribadisce la necessità di puntare prioritariamente sulla riduzione dei rifiuti prodotti e sul recupero della materia (riuso e riciclo) rispetto al recupero di energia. E’ possibile fare a meno delle discariche e degli inceneritori: molti Comuni in Italia stanno attuando con successo la strategia “rifiuti zero”, attualmente il modo più veloce ed economico attraverso cui i governi locali possono contribuire alla riduzione dei cambiamenti climatici, alla protezione della salute, alla creazione di posti di lavoro “verdi”.
Associazione L’altra Este
Nuova Monselice