Restiamo umani!
L’ operazione militare di distruzione che colpisce la popolazione civile della più grande prigione a cielo aperto del mondo, quale è Gaza, ha portato il bilancio complessivo delle vittime a 605 morti e 3.700 feriti palestinesi e 27 militari israeliani. Molte migliaia di abitanti dei rioni di Sheikh Zayed e di Tel Zaatar, a nord di Gaza, sono fuggiti, mentre non si contano le abitazioni e le strutture distrutte. Fonti giornalistiche locali stimano che a Gaza gli sfollati siano 135 mila, 90 mila dei quali ospiti dell’Unrwa, l’ente dell’Onu per i profughi.
Nel giro di poche ore, i rioni di Sheikh Zayed e Tel Zaatar si sono svuotati, riferiscono testimoni sul posto, mentre i combattimenti si avvicinano al campo profughi di Jabalya, dove abitano 70 mila persone. Nel frattempo l’Unrwa ha annunciato di non poter piu’ sfamare le decine di migliaia di persone che in questi giorni ha accolto nelle proprie strutture nella Striscia.
Save the Cildren nei territori occupati palestinesi, scrive di ”disperato bisogno di una pausa umanitaria” che consenta l’attività degli operatori delle organizzazioni presenti nell’area.
”L’elettricità è disponibile per meno di tre ore al giorno. Senza elettricità le pompe dell’acqua non funzionano e questo contribuisce alla carenza d’acqua. I bambini risentono dei continui bombardamenti, hanno incubi e non dormono. C’è un urgente bisogno di medicine, i bambini necessitano di supporto psicologico e di attività che li aiutino a recuperare un livello minimo di normalità. Anche le scorte di cibo si stanno esaurendo, ma abbiamo fiducia che sia presto permesso l’arrivo di altre forniture. Ciò di cui c’è un disperato bisogno è una pausa umanitaria, un periodo durante il giorno nel quale gli operatori umanitari possano lavorare in sicurezza per aiutare gli sfollati e le famiglie colpite”.