Comitati in campo, questa mattina a Venezia, per ribadire che il problema delle Grandi Opere non sta solo nelle tangenti o nella corruzione di pochi, ma nel sistema malavitoso che questa innesca e che finisce per drogare l’economia, devastare il territorio, inquinare la politica e demolire la democrazia. Sistema malavitoso il cui mantenimento è, alla fin fine, il vero obiettivo della Grande Opera. Ben vengano quindi le inchieste della magistratura, ma sia chiaro a tutti che non è con la galera che si cambia questo sistema corrotto. Bisogna fermare la “macchina” che macina corruzione portando democrazia e partecipazione nei territori, impostare una politica di tutela dei beni comuni, smantellare enti a gestione unica come, in primis, il Consorzio Venezia Nuova.
Ecco quanto hanno ribadito i rappresentanti dei tanti comitati veneti riuniti in una rete contro le Grandi Opere che si sono dati appuntamento in campo San Tomà, a due passi da palazzo Balbi, sede della Giunta Regionale del Veneto. Tante bandiere, tanti striscioni colorati per ricordare le tante devastazioni sulle quali sia il Governo che la Regione insistono nel perpetuare, nonostante gli arresti e le inchieste. Il tutto nel sacro nome di uno “sviluppo predatorio” che oramai detta legge sia da destra che da sinistra.
“Le Grandi Opere sono state il pozzo senza fondo di una corruzione così ramificata e organizzata che possiamo definire mafiosa. Assieme a grandi gruppi imprenditoriali, vede coinvolti politici e uomini delle istituzioni – si legge nei volantini distribuiti durante l’iniziativa -. I comitati che in tutti questi anni hanno provato a richiedere trasparenza e legalità hanno sempre trovato il rifiuto a ogni tipo di partecipazione e perfino l’impedimento ad accedere agli atti pubblici dei vari progetti”.
Le inchieste della magistratura, le promesse del Governo Renzi non hanno cambiato questo stato di cose. Oggi più di prima le Grandi Opere come il Mose, la Tav, la Nogara Mare, lo scavo del Contorta, sono operazioni secretate e, in qualche caso addirittura, militarizzate come se fossero un obiettivo sensibile per la difesa del Paese.
Il sistema cha ha creato le Grandi Opere si difende tagliando qualche ramo ma salvaguardando il fusto e le radici del malaffare.
Per questo, i comitati hanno chiesto una moratoria per tutte le Grandi Opere e l’abbandono dei tre strumenti base che sono stati usati per finanziarle e gestirle: la legge Obiettivo, il project financing e il commissario straordinario.
E questo è quando i comitati chiederanno a Renzi, atteso proprio a Venezia martedì 8 luglio. #civediamol8
di seguito le voci di alcuni protagonisti
Mattia Donadel del comitato Opzione Zero
don Albino Bizzotto dei Beati Costruttori
Tommaso Cacciari del Laboratorio Morion lancia l’appello per l”8 luglio
3 commenti
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