In una “normale” domenica d’autunno, lo scontro tra la perturbazione atlantica in arrivo da Ovest, i venti di scirocco che soffiano da Sud e le acque di un Mediterraneo sempre più caldo provocano eccezionali precipitazioni che si riversano con una violenza mai vista prima sulle aree costiere di Liguria e Toscana.
Lungo le coste dell’Adriatico determinano – come spiega qui sotto il responsabile del Centro previsione maree del Comune di Venezia – un’ “acqua alta” dai livelli imprevedibili che mette a dura prova la città lagunare. Poco più su il maltempo gonfia fiumi e torrenti che dalle montagne scendono verso la pianura veneta e Vicenza sfiora drammaticamente il bis dell’alluvione dello scorso anno.
Fatalità? Tutt’altro: i mille disastri ambientali che si riproducono puntualmente di fronte ai fenomeni meteorologici sono un effetto della crisi climatica provocata delle attività umane e dal modello di sviluppo produttivo ed economico che le ha organizzate.
E le loro pesantissime conseguenze sono un diretto prodotto di scelte altrettanto precise: la cementificazione di gran parte del territorio che ha imbrigliato, per modo di dire, i corsi d’acqua e impermeabilizzato suoli che non riescono più a drenare adeguatamente le precipitazioni; l’abbandono della montagna e della cura del territorio che lo preservava dal sistematico dissesto idrogeologico.
O, per quanto riguarda la Laguna di Venezia, l’idea che solo una “grande opera” come il sistema di dighe mobili per la chiusura delle bocche di porto (Mo.S.E.), che è già costata ai contribuenti più di cinque miliardi di Euro e sarà forse pronta solo nel 2016, potesse difendere Venezia dalle alte maree; mentre, con gli interventi alternativi a suo tempo richiesti dal Comune di Venezia – come spiega nel suo intervento del 31 ottobre scorso, pubblicato qui sotto, Paolo Lanapoppi – si sarebbero da anni già potute “tagliare” le punte di marea più alte, limitando notevolmente i danni e i disagi provocati dalle acque alte.
Ma anche in questo caso, ha contato di più l’enorme potere di condizionamento economico e politico esercitato dalla lobby affaristica del Consorzio Venezia Nuova (monopolista privato, guidato dall’impresa di costruzioni Mantovani SpA, cui lo Stato ha affidato la “concessione unica” per le opere di salvaguardia fisica della Laguna).
E’ l’ “Apocalisse” già in corso cui fa riferimento Gianfranco Bettin, assessore all’ambiente e ai beni comuni di Venezia, nel breve commento che pubblichiamo qui sotto.
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Alta marea, clima e grandi navi
Bettin: “la vera Apocalisse in corso a Venezia”
Nulla descrive meglio il tipo di Apocalisse in corso e il modo in cui la si sta affrontando della foto, diffusa oggi da Venezia, in cui si vede l’onda di alta marea (giunta a 149 cm) sommergere piazza san Marco e quasi tutta la città mentre una mostruosa nave crociera entra spensierata in bacino.
L’evento eccezionale, frutto di mutamenti climatici globali, del dissesto idrodinamico locale e di circostanze meteo che comunque al mutamento climatico rinviano, viene bellamente e impudentemente attraversato.
“Gli affari sono affari e qui a bordo del Titanic siamo al sicuro”, sembrano dire dall’alto della nave crociera e dal suo business-desk.
Intanto, “colà dove si puote ciò che si vuole”, si rinviano decisioni che giornate come questa rivelerebbero invece di estrema urgenza sia che si parli di azioni contro l’impazzimento del clima sia che si alluda a interventi contro il dissesto idrodinamico (anzi, si progettano nuovi disastri epocali come il porto passeggeri nelle barene di Dogaletto, come vorrebbe Venezia Terminal Passeggeri, o lo scavo di nuovi rischiosi canali in laguna).
Venezia è abituata a essere oggetto di chiacchiere anche per le ragioni più futili e di grida d’allarme magari generose ma spesso incapaci di rivelare l’origine autentica del pericolo. L’alba di oggi, immagini come queste, descrivono invece con brutale chiarezza da dove venga il vero rischio, quale nesso tra affarismo, incoscienza e impotenza occorra spezzare.
Gianfranco Bettin
Venezia, 11 novembre 2012
Ecco il video della grande nave che attraversa il bacino di San Marco durante l’acqua alta tratto dal sito de “La Nuova Venezia” (courtesy Vera Mantengoli)