Redazione BellunoPiù – Il Comitato Bellunese Acqua Bene Comune blocca un altro impianto idroelettrico. Tra le tante richieste pendenti (oltre 140), infatti, c’era anche quella della ditta IVECOS S.p.a., che si proponeva di realizzare una centrale sul torrente Pramper in Comune di Forno di Zoldo (BL).
Il progetto prevedeva che alcuni manufatti venissero realizzati all’interno dei confini del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Il buon esito della procedura autorizzativa, quindi, era vincolato dalla concessione da parte dell’Ente Parco del “famoso” nulla osta, quello stesso documento che illegittimamente fu dato alla ditta Valsabbia di Brescia per realizzare la centrale in Valle del Mis.
Questa volta, però, è stato disposto “il diniego” del Nulla Osta, con un secco “Parere Negativo”. (scarica il documento)
Nulla di speciale in apparenza: l’Ente Parco è tornato a fare ciò per cui è stato istituito, ovvero tutelare le aree protette che gli competono. In realtà, se si legge attentamente il documento, tra le motivazioni viene citata la sentenza della Corte di Cassazione del 23/10/2012 che bloccò il cantiere in Valle del Mis, grazie al ricorso del Comitato ABC e delle altre associazioni che vi aderirono, in primis il WWF Italia.
Come è stato più volte ribadito dal Comitato, quella sentenza ha “fatto giurisprudenza” sancendo definitivamente l’impossibilità di modificare il regime delle acque all’interno dei Parchi Nazionali, salvo che vi siano comprovate “finalità istituzionali” dell’Ente nei progetti.
L’importanza di questa nuova vittoria, che avviene sulla scia di quella della Valle del Mis, non deriva soltanto dall’aver bloccato l’ennesima speculazione sui nostri torrenti, di aver colpito nuovamente i conti correnti dei “rentiers dell’acqua”, ma anche dal fatto che questo percorso di lotta abbia determinato “dal basso”, cioè CONQUISTATO, che una parte del territorio bellunese e nazionale (quello dei Parchi Nazionali) non può essere soggetta a questo tipo di speculazioni.
I Parchi Nazionali NON sono “AREE IDONEE”.
Non a caso usiamo questa dicitura, perché ne dobbiamo ristabilire il significato originario, ripulirla dalle falsità e mistificazioni di cui è portatrice a causa della recente delibera della Regione Veneto che individua le aree e i siti cosiddetti “non idonei” all’installazione di nuovi impianti idroelettrici. Una delibera che avrebbe dovuto bloccare gran parte delle richieste nel bellunese. Avrebbe, tant’è che così era stata “spacciata”.
In realtà, la verità è un’altra, per stessa ammissione di Mariano Carraro, Direttore del Dipartimento LL.PP. e Sezione Energia della Regione del Veneto (lo stesso che nella trasmissione di Report aveva dichiarato che gli sembra impossibile che in Valle del Mis si stesse autorizzando una centrale all’interno del Parco… così, tanto per chiudere il cerchio).
Carraro, infatti, durante la presentazione pubblica della scorsa settimana del Nuovo Piano Energetico Regionale a Villa Patt a Sedico (BL), ha ribadito ciò che è scritto nell’allegato A/B della delibera, ovvero che “per area non idonea, in coerenza con le previsioni del D.M. 10 settembre 2010, si intende l’area all’interno della quale vi è un’elevata probabilità che in sede istruttoria l’esito della valutazione di un progetto sia negativo.” Quindi, la delibera non è vincolante e lascia, di fatto, la porta aperta agli speculatori. Anzi, conoscendo come agiscono in Regione, si tratta di un vero e proprio portone spalancato…
Di questa contraddizione il Comitato ABC, presente con una trentina di attivisti, ne avrebbe voluto discutere con l’Assessore Regionale Massimo Giorgetti, il quale però, fatte le dovute presentazioni, se ne andato subito dal convegno.
Forse perché aveva già capito che “aria tirava”? E’ probabile, visto l’enorme striscione con scritto “Don’t touch my water – Basta Centrali” che lo ha atteso all’ingresso della villa bellunese
Sta di fatto che, mentre gli assessori regionali continuano a dichiarare (…anche a Villa Patt) che le rivendicazioni del Comitato ABC sono giuste, le procedure autorizzative delle centrali procedono tranquillamente, salvo quando si mobilitano i cittadini bellunesi, oltretutto sempre più numerosi.
Questo è il punto. I vertici regionali hanno compreso il livello del consenso che ruota attorno a questa battaglia, ma dall’altra gli interessi delle lobbies energetiche sono enormi, si parla di milioni di euro…
Il risultato è che nuovamente la montagna ha partorito un topolino e quella delibera rappresenta un ennesimo affronto alla dignità del nostro territorio.
Come sempre, nessuno ci regala nulla e quello che è giusto ce lo dobbiamo conquistare.
Tratto dal sito bellunopiu.it