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Scenari futuribili per Porto Marghera

Al Vega è andato in scena il futuro di Porto Marghera. I primi attori c’erano tutti: amministratori ministeriali e comunali, tecnici dei settori ambientali e produttivi di vari livelli, industriali. Assente solo il ministro Flavio Zanonato per impellenti impegni ministeriali. Il tema dell’incontro svoltosi nella mattinata di oggi era “Scenari futuri e futuribili per Porto Marghera: tra bonifica, riconversione industriale e sviluppo sostenibile”. A promuovere questo momento di confronto è stato il Comune di Venezia che, come ha specificato in apertura dei lavori il sindaco Giorgio Orsoni, “ha assunto come una priorità il recupero di Porto Marghera e della sua vocazione industriale anche nella prospettiva della realizzazione di una grande area metropolitana”. Gli attori, dicevamo, c’erano tutti. E’ stato infatti un incontro sostanzialmente tecnico che ha avuto l’obiettivo, come ha spiegato l’assessore comunale allo sviluppo economico Alfiero Farinea, di “dare la possibilità ai tecnici di incontrarsi e di scambiarsi le proprio opinioni in merito”. Corrado Clini, già ministro per lAmbiente ed ora dirigente dello stesso dicastero, ha ricordato l’accordo di programma che porta la sua firma e che ha “cambiato la prospettiva di Porto Marghera, individuandola come un’area produttiva e legando il risanamento al riuso”. Risanamento che passa anche attraverso gli investimenti dell’imprenditoria. “Quanto mi costa e quali sono i rischi? La domanda che gli imprenditori fanno sono solo queste – ha sottolineato Matteo Zoppas, presidente Confindustria Venezia – L’accordo di programma ha recepito i suggerimenti degli industriali e questo è certo un fatto positivo, ma l’inversione di tendenza la stiamo ancora aspettando. Colpa della crisi, certo. Ma anche le lungaggini burocratiche nell’approvare i progetti di bonifica”. Non poteva mancare tra i primi attori Paolo Costa, presidente dell’autorità portuale, con un intervento che potremmo definire “panportista”. Per l’ex sindaco di Venezia, il porto è la chiave centrale del rilancio, anche in virtù di una economia mondiale che, a suo dire, sta diventando sempre più “porto centrica”. Costa invita a pensare in grande: rilancia il porto off shore dal modico costo di 2 miliardi di euro, “perché in laguna non ci sono fondali” e grazie a dio non gli è ancora venuto in mente di scavarseli. Poi proietta grandi mappe mondiali in cui Venezia e il suo porto, come ai tempi della Serenissima, fa da imbuto per le merci provenienti dal lontano Oriente. Da Shanghai ad Hannover. Non per sbaglio, nel suo intervento, Costa si richiama al concetto del “fondaco” ed insiste ricordando che tutta l’area industriale di porto Marghera coincide con l’area portuale di sua competenza. Tocca a Gianfranco Bettin ricordargli che Venezia non era solo un fondaco ma c’era anche l’arsenale che è stata una delle prime industrie dell’umanità. “Siamo ad un punto di svolta e dobbiamo accompagnarlo con intelligenza – ha spiegato l’assessore – Per anni siamo stati bloccati dalla mancanza di un obiettivo strategico. Ora la macchina si è messa in moto e dobbiamo trovare risposte anche alle domande di chi in questo convegno non ha avuto voce. Mi riferisco ai lavoratori di Porto Marghera molti dei quali, gli operai della Vilnys ad esempio, vivono situazioni drammatiche. I passi da fare sono chiari. Il Pat deve essere approvato anche in sede regionale. Bisogna completare quanto era implicito nell’accordo di programma ma non è ancora stato fatto. Mi riferisco al regolamento della conferenza dei servizi. Per dirla tutta, l’amministrazione locale (i tecnici del Comune di Venezia sono gli unici che in tutti gli interventi che ho ascoltato al convegno hanno pronunciato la parola Green Economy.ndr) non può essere esclusa dalla conferenza decisoria. ll Comune, l’ente più vicino al territorio, deve poter portare la voce dei lavoratori e della città”. La questione, alla fin fine è sempre questa: la riscrittura della legge speciale per poter dare a Venezia la possibilità di decidere su Venezia. In appendice, l’intervento di Gianfranco Bettin, alla conferenza stampa dopo il convegno