Inquinamento della falda: nelle prossime settimane, continuerà la mobilitazione e la raccolta delle firme per presentare un esposto in procura e chiedere verità e giustizia per Vicenza.
Vicenza: in migliaia al Parco della Pace e sulla falda un’assemblea partecipata!
Dopo giorni di pioggia e freddo, oggi su Vicenza spendeva il sole. E migliaia di persone hanno deciso di passare il proprio 25 aprile al Parco della Pace, appropriandosi di uno spazio che fino a pochi mesi fa gli statunitensi avrebbero voluto includere nel proprio perimetro militare.
Come nel 2010, dunque, la Festa della Liberazione l’abbiamo passata all’interno di quell’enorme prato verde che, da nord, si incunea nella città. Ma due anni fa in quell’area ci entrammo tagliando le reti – e per questa ragione 43 persone sono sotto processo – mentre questa mattina ci siamo entrati dal cancello principale. Perché, oggi, il Parco della Pace è un patrimonio della città e dei suoi abitanti.
E’ stato solo un assaggio del potenziale che può esprimere quel territorio, ma tanto è bastato per far divertire i bambini e sognare i più grandi. Con un occhio preoccupato allo stato della falda: molto partecipata, infatti, anche l’assemblea pubblica con la presenza di Lorenzo Altissimo (direttore del Centro Idrico di Novoledo), del sindaco Achille Variati e dell’assessore all’ambiente Antonio Dalla Pozza.
Un incontro utile innanzitutto a delineare lo stato dell’arte, con Lorenzo Altissimo – nominato questa settimana coordinatore del gruppo di lavoro che approfondirà queste questioni – che ha snocciolato i dati emersi negli ultimi mesi, ricostruendo anche le vicende del cantiere statunitense e i buchi informativi con i quali, ancora oggi, devono fare i conti le istituzioni e i gli enti locali. Non sono chiari, per esempio, la stratigrafia della falda sotto la base, l’esito dei sondaggi fatti prima del cantiere, il progetto esecutivo, le modalità con le quali sono stati resi inservibili i drenaggi interni: tutti temi sui quali gli statunitensi e le ditte appaltatrici non hanno fornito fino a ora alcuna informazione.
Per queste ragioni Gugliemo Vernau ha proposto, con il sostegno dei presenti, la costruzione di strumenti che possano dare a Vicenza i dati necessari ad approfondire la situazione della falda e i possibili danni creati dal cantiere statunitense: primo fra tutti l’installazione di due piezometri, uno nel Parco della Pace e l’altro lungo l’argine del Bacchiglione, che permettano di verificare il dislivello di falda.
Da verificare – ha ricordato Altissimo – anche la presenza di inquinanti che, in passato, non erano mai stati rilevati nelle falde vicentine. Ed è per queste ragioni che, nelle prossime settimane, continuerà la mobilitazione e la raccolta delle firme per presentare un esposto in procura e chiedere verità e giustizia per Vicenza.