Con il presente documento intendiamo replicare a quanto comparso sui giornali in merito al Convegno dall’eloquente titolo “Nuova Romea: concerta opportunità di sviluppo” svoltosi sabato 22 febbraio u.s. ad Adria e promosso dall’Associazione Nuova Romea.
Innanzi tutto corre l’obbligo di precisare che, a differenza di quanto indicato dai giornali, non si è verificata nessuna “occupazione” della sala del Convegno con l’intento di impedirne lo svolgimento. Al contrario, hanno preso posto in sala molti cittadini più che titolati a partecipare ai lavori del convegno in quanto rappresentati dei numerosi comitati attivativi lungo il percorso di questo segmento autostradale che attraversa la bassa Veneziana, il basso Polesine, il Ferrarese ed il Ravennate, inquadrandosi nel più ampio progetto dell’Autostrada Orte – Mestre.
Quando alle ore 9,45, con la sala ormai gremita e con 15’ di ritardo i “lavori ufficiali” ancora non iniziavano, un rappresentante della Rete dei Comitati Polesani ha preso la parola per evidenziare appunto la grande e titolata presenza di pubblico a sottolineare il notevole interesse, o meglio, la preoccupazione che il tema delle così dette Grandi Opere suscita nella popolazione. Dopo gli interventi di qualche altro rappresentate dei comitati, il microfono è tornato nelle mani degli organizzatori che hanno potuto iniziare l’illustrazione delle relazioni ufficiali.
Era però parso fin da subito piuttosto chiaro che la presenza di un vero “pubblico” di cittadini attenti, informati e critici, incuteva un certo imbarazzo nei relatori che probabilmente si attendevano di parlare ad una clap di spettatori condiscendenti già perfettamente in accordo con la tesi apologetica del convegno. Fatto sta che Franco Grotto, capogruppo del Pd in Consiglio provinciale, fondatore del Consorzio Nuova Romea interessato all’assegnazione dei relativi lavori, nonché promotore del convegno, dopo le prime pertinenti obiezioni mosse dal pubblico al suo monologo, decide di interrompere i “lavori ufficiali” asserendo che il clima in sala ne impediva “il sereno svolgimento”. In realtà, lo ribadiamo a chiare lettere, nessuno ha impedito gli interventi dei relatori ufficiali rumoreggiando, interrompendo o con altre forme di ostruzionismo. Il pubblico, in quanto elemento attivo e sensibile, si è limitato a sollevare, in modo perfettamente civile ed educato, importanti obiezioni di merito, chiedendo la precisazione di alcuni dati che il relatore richiamava senza quantificare. La tesi iniziale dell’introduzione di Grotto era che la costruzione dell’Autostrada Nuova Romea servirebbe a porre un freno al numero sempre più altro di incidenti stradali che si verificano sull’attuale Romea: come a dire “se volte meno morti dovete accettare la nuova autostrada”, con un inaccettabile sillogismo ricattatorio. I comitati hanno fatto presente come la messa in sicurezza dell’attuale SS Romea sia la vera priorità e come le morti negli incidenti pesino sulla coscienza di chi ha usato e sta continuando ad usare questa situazione come argomento per la costruzione della nuova infrastruttura.
Dopo l’interruzione dei lavori ufficiali evidentemente dettata dalla totale mancanza di argomentazioni credibili a favore di quest’opera da opporre alle circostanziate e documentate obbiezioni sollevate dai comitati presenti, l’incontro è proseguito con l’esposizione delle numerose e solidamente motivate ragioni del “No”.
Si sono evidenziate quindi le assurdità ed i perversi effetti della costruzione di nuove infrastrutture autostradali: dall’anacronismo della mobilità su gomma che essa continua a promuovere alla totale mancanza di pianificazione della Mobilità nel suo insieme a livello regionale, dal consumo di suolo verde ed agricolo al frazionamento dei fondi, dall’inquinamento dell’aria ai costi dei pedaggi con il loro riflesso sulla viabilità ordinaria.
Con particolare rilevanza ed attenzione è stato affrontato il tema del metodo di realizzazione di questi lavori cioè quello del Project financing, attraverso il quale sono dei soggetti privati a proporre la realizzazione di un’opera pubblica, a deciderne le caratteristiche e a svilupparne la progettazione esecutiva, a controllare l’affidamento dei subappalti (cioè dei lavori veri e propri), mentre le risorse finanziarie che essi dovrebbero anticipare per la realizzazione dell’opera, oltre ad arrivare non dalle loro tasche ma dalle banche (a discapito del sempre più asfittico piccolo-medio credito), sono di fatto garantite da ogni rischio in quanto gli eventuali mancati introiti rispetto a quelli stimati per la gestione privata della nuova infrastruttura sono a carico dell’Ente committente, cioè delle casse pubbliche, quelle Regione. In altre parole, trattasi di un negozio giuridico privo del rischio d’impresa e quindi contrario ai principi stessi della libera iniziativa imprenditoriale come già sottolineato dal T.A.R. sardo e sul quale anche la Corte dei Conti ha finalmente acceso i propri riflettori. È la classica operazione tanto in voga in questo disgraziato paese con la quale, nel garantire la privatizzazione dei profitti, si scaricano sulle casse pubbliche tutte le perdite!
Nel corso della mattinata si sono ben illustrate tutte le preoccupazioni, le valutazioni critiche, le perplessità ed i timori che i cittadini si trovano a vivere in relazione a progetti tanto impattanti sul piano ambientale quanto devastanti su quello finanziario.
Ciò che lascia allibiti è la superficialità, anzi la strumentalità e il tentativo di mistificazione, con la quale gli sponsor di quest’opera, tanto imprenditori quanto politici, stanno tentato di far passare come “occasione di sviluppo” un’opera che può portare solo problemi e danni!
I cittadini presenti hanno sottolineato come a rappresentare le loro istanze in Regione non vi sia oggi pressoché nessuno visto che il principale partito di “opposizione” in consiglio, il PD, è totalmente implicato nel “Partito trasversale degli Affari”, come ben ci mostra anche il “Nuovo governo delle Larghe Intese” Renzi – Alfano che, sulla scia del Letta – Alfano, tenterà ancor più di blindare la realizzazione delle “Grandi Opere” attraverso le antidemocratiche norme della “Legge Obbiettivo”.
Concludiamo questa breve replica denunciando come inaccettabile il tentativo di criminalizzazione delle legittime preoccupazioni delle popolazioni “colpite” da questi progetti operato da Franco Grotto, dal Sindaco di Adria Massimo Barbujanni, dall’On. del PD Diego Crivellari, dall’esponente di Forza Italia Renzo Marangon (che si è spinto ad evocare “periodi buoi”) che, evidentemente, non vorrebbero trovare nessuna opposizione ai loro distruttivi intendimenti. Se per loro la dialettica politica è una parte che parla e decide e l’altra che ascolta e subisce, allora gli diciamo chiaro che per noi democrazia significa ancora che “la sovranità appartiene al popolo” e che questa ha diritto di esprimersi in tutte le forme previste dalla Costituzione, anche se non mancano i tentativi di stravolgere anche quella!
Rete Polesana