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Quartieri finiti sott’acqua, l’idrovora non è servita

La struttura di Voltabarozzo, costata un milione e 700 mila euro e inaugurata pochi mesi fa, non ha evitato gli allagamenti. Micalizzi: «Tubature troppo piccole»

Il costo totale dei lavori è elevato: tra investimenti realizzati (idrovora) e in fase di completamento (fognature e vasche di laminazione) la cifra totale sfiora i cinque milioni di euro. «I cittadini grazie alle loro tariffe hanno pagato il cantiere in via Crescini» (dal Mattino di Padova)

Niente di nuovo e di inatteso, in molte zone di Padova appena piove un po’ più del solito (cosa inattesa che piova in modo abbondante in primavera nel nord?) interi rioni vanno sott’acqua e a poco servono, evidentemente, gli interventi non certo poco costosi e pagati dai soldi dei cittadini.

La realtà, che i vari amministratori di turno non vogliono e non possono vedere, è evidentemente altrove e sta nel consumo di territorio ormai insostenibile (in Veneto ci sono 1.100 Kg di cemento per abitante e si calcola che il patrimonio abitativo sia tale da assicurare l’assorbimento della crescita di popolazione e dei flussi migratori fino al 2022). La politica urbanistica attuale è lontana dai bisogni reali dei cittadini.

Eppure si continua con pervicacia “sospetta” a progettare e costruire abitazioni che rimangono in buona parte sfitte (anche perchè non sono certo di edilizia popolare), a costruire ponti, svincoli, cavalcavia, a erigere capannoni industriali, destinati a restare vuoti, a lottizzare terreni agricoli in attesa che qualche costruttore trovi i soldi per iniziare i lavori.

L’unica scelta in grado di proteggere il territorio urbano devastato, non più in grado di sopportare nuove edificazioni, è quello di invertire la rotta, non è pensabile continuare col modello di sviluppo attuale, bisogna dare la precedenza . a tutti quegli interventi di manutenzione del territorio, di recupero accurato dell’esistente e alla conversione ad un economia sostenibile da un punto di vista ambientale, che da più parti viene indicata come l’unica via logica da seguire e che potrebbe tra l’altro assicurare molti più posti di lavoro di quelli (spesso più teorici che pratici) ventilati con la ripresa dell’edilizia e delle “grandi opere”.

In questo senso ci sembra più che mai attuale la raccolta di firme per la proposta di legge regionale di iniziativa popolare per la riconversione ecologica dell’economia, che assieme a quella per il reddito minimo di cittadinanza sta partendo proprio in questi giorni, in tutto il Veneto.

Comitato Lasciateci Respirare di Padova